C’è una direttiva ufficiale – per il diffondersi del Coronavirus – che mette uno stop a molte attività. E c’è pure una frenata ufficiosa, dettata da emotività soggettiva. L’ordinanza sarà temporanea. Più tempo, invece, richiederà la ripresa dei mestieri.
Agli operatori turistici
Tale situazione, per quanto è di nostra competenza, ci porta a condividere il momento difficile con tutti gli operatori del comparto turistico. Rivolgiamo loro, e alle loro famiglie, un pensiero grato e un forte incoraggiamento. I loro servizi – dai trasporti alle guide, dalla ristorazione ai tour operator – favoriscono i viaggiatori più diversi. Non è pertanto una categoria, bensì una filiera. L’impatto economico, di un flusso asciugato, mostra già i primi segni.
Quanti sono impiegati in questo settore, poi, normalmente presidiano il front desk della generale accoglienza. Una posizione che li porta a essere – insieme ad altri – soggetti a maggior rischio di contagio sanitario. Per tanti
motivi, allora, siamo loro vicini.
Ai viaggiatori dello Spirito
La riduzione dei movimenti turistici non interpella, però, solo l’economia. Comprime pure le esperienze dei «viaggi dello spirito». Sia quelli in entrata, nelle nostre regioni, sia quelli in uscita.
Basti pensare, per esempio, alle città d’arte (ovunque, per lo più, «arte sacra»), agli antichi cammini, agli isolati monasteri e a quei luoghi scelti per ritrovare spazi di comunione con la famiglia. Tutte ricchezze dei nostri territori ora poco frequentati.
Neppure i pellegrini verso le mete classiche del mondo godono riparo. Santuari e luoghi santi – con modulazioni diverse – sono difficilmente raggiungibili o accessibili. La nostra preghiera è soprattutto per i malati. I primi a risentire di questo stallo. La solidarietà, poi, va a quanti li assistono, sia quando intraprendono un viaggio sia quando restano a casa. La carità è un precetto che vige – anche e soprattutto – nei momenti difficili. A ciascuno, il «pellegrinaggio di desiderio» porti gli stessi frutti spirituali di quello reale.
L’augurio per il futuro
In questo momento, ci piacerebbe poter fantasticare con voi sul futuro. Ancor più ci piacerebbe poter ripetere quello che Pietro disse all’uomo ripiegato: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!» (Atti 3, 6). Purtroppo, personalmente, difettiamo anche di questa forza.
Condividiamo volentieri però – confermando la disponibilità alla collaborazione – la speranza, non ipotetica, che ogni quaresima (quarantena) termina con la Pasqua di Resurrezione.
Massimo Pavanello, Incaricato Turismo Conferenza Episcopale Lombarda
Tiziano Zoli, Incaricato Turismo Conferenza Episcopale Emilia-Romagna
Fabio Mattiuzzi, Incaricato Turismo Conferenza Episcopale Triveneto