“Non è sano amare il silenzio ed evitare l’incontro con l’altro, desiderare il riposo e respingere l’attività, ricercare la preghiera e sottovalutare il servizio”. Lo scrive il Papa nella “Gaudete et Exsultate”, in cui esorta a “vivere la contemplazione anche in mezzo all’azione” e a fuggire “la tentazione di relegare la dedizione pastorale e l’impegno nel mondo ad un posto secondario, come se fossero ‘distrazioni’ nel camino della santificazione e della pace interiore”. No, quindi, all’“ansietà”, all’“orgoglio”, alla “necessità di apparire e di dominare”: in un mondo in cui “tutto si riempie di parole, di piaceri epidermici e di rumori ad una velocità sempre crescente”, bisogna “fermare questa corsa febbrile” per recuperare, attraverso il silenzio, “uno spazio personale” e “guardare in faccia la verità di noi stessi, per lasciarla invadere dal Signore”. L’altra tendenza stigmatizzata dal Papa è quella ad “assolutizzare il tempo libero, nel quale possiamo utilizzare senza limiti quei dispositivi che ci offrono divertimento e piaceri effimeri”.